Irene Pivetti giornalista,
conduttrice tv ed ex Presidente della Camera dei Deputati (la più
giovane nella storia della Repubblica e l’unica donna dopo Nilde
Jotti). E’ molto impegnata nel sociale, soprattutto attraverso la
onlus “Learn to be free” (www.ltbf.it)
da lei promossa, che si occupa di un intervento sociale per il
diritto allo studio e al lavoro dei giovani.
Art. 1 - L’Italia è una
Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene
al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione)
Art. 48 - Sono elettori tutti
i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il
voto è personale ed uguale, libero e segreto. Il suo esercizio è
dovere civico… Il diritto di voto non può essere limitato se non
per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile
o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.
D -
Crede che il popolo italiano, nella
sua maggioranza, sia ancora sinceramente interessato ad esercitare il
proprio diritto alla sovranità o sia ormai rassegnato a delegare,
non avendo più volontà né di impegno né di partecipazione?
R – Per
quel che io vedo, gli Italiani tutto desiderano meno che delegare, o
peggio ancora abdicare alla loro facoltà di determinare la vita
pubblica del paese, come recita l'art. 49, quello dedicato ai partiti
politici.
Solo che,
per diversi motivi, tutti ben noti, da una quindicina d'anni a
questa parte è cresciuta negli italiani la sfiducia nelle forme
tradizionali dell'impegno politico, e cioè appunto i partiti
politici. Gli Italiani vogliono partecipare eccome, tant'è che
discutono animatamente di tutto ciò che non funziona, e di come
potrebbe funzionare meglio, solo che non si ritiene più che il
consenso, né il dissenso per la verità, possa essere canalizzato
dai partiti. Quella che è in corso è una colossale opera di
riorganizzazione della politica.
Ma
siccome le forme organizzative non sono affatto neutre, ma
determinano anche in larga misura i contenuti, quella che è in corso
è, più in profondità, una battaglia strisciante fra diversi
modelli di democrazia. Nessuno dei quali maturo, per il momento, il
che lascia la competizione del tutto aperta.
Art. 2 - La Repubblica
riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come
singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua
personalità, e richiede l’adempimento dei diveri inderogabili di
solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3 - Tutti i cittadini
hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza
distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della
Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che,
limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
economica e sociale del Paese.
D -
In tempi di flussi migratori di
portata mai conosciuta in passato che comportano, nella quotidianità,
problemi di convivenza, sociali, economici e religiosi, i cittadini
(e la legge stessa) restano sensibili alla straordinaria forza ideale
di questi principi o la diffidenza verso chi è, in generale, diverso
sta prendendo il sopravvento?
R
– Una lettura delle norme adottate
in Italia negli ultimi venti anni, ed ancor più una lettura
comparata con le norme analoghe in vigore da tempo più o meno
recente negli altri paesi europei, mostra che l’Italia è uno dei
paesi più ospitali non solo del continente, ma che si possano
immaginare. Se il confronto includesse anche gli Stati Uniti,
furiosamente protezionisti, il paragone sarebbe ancor più
impressionante. Noi siamo il tinello dell'occidente, dove chiunque
trova almeno un pasto caldo.
Art. 2 - La Repubblica
riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come
singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua
personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di
solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3 - Tutti i cittadini
hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza
distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della
Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che,
limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
economica e sociale del Paese).
D -
“Lodo Schifani” e “Lodo Alfano”, avevano come obiettivo il
rendere “diversamente uguali” di fronte alla legge alcune figure
di alto profilo della repubblica. Dichiarata l’incostituzionalità
di questi provvedimenti, si sostiene da più parti sia opportuno,
allo scopo di preservarne la straordinaria importanza istituzionale,
cercare un percorso costituzionale e condiviso per mantenere le più
alte cariche dello Stato sotto una sorta di campana di vetro rispetto
alla legge: lo ritiene giusto?
R
– Irene
Pivetti.
No.
La costituzione è una costruzione molto coerente, per lo meno nella
sua redazione originaria. Per salvaguardare la libertà di
rappresentanza aveva inventato l'immunità parlamentare, per tutti e
solo i rappresentanti eletti in Parlamento. Ripristinare quella
significa offrire al legislativo tutta la tutela funzionale di cui
può avere bisogno, senza inutili distorsioni.
Art. 7 - Lo Stato e la Chiesa
cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni
dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di
revisione costituzionale.
Art. 8 - Tutte le confessioni
religiose, sono ugualmente libere davanti alla legge. Le confessioni
religiose diverse da quella cattolica hanno diritto di organizzarsi
secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento
giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato
sono regolati per legge sulla base di intese con le relativa
rappresentanze.
D -
Dai grandi referendum degli anni ’70 fino al testamento biologico,
sono molti i temi etici che, generando conflitti tra convinzioni
laiche e precetti religiosi, hanno diviso e appassionato la pubblica
opinione. Quali pensa debbano essere i limiti (se ce ne sono), del
concetto di laicità dello Stato?
R
– Dividendo le competenze fra
Cesare e Dio, è stato Gesù ad inventare lo Stato laico. E cioè lo
Stato non può essere teocratico, e la religione non può servire da
fondamento al potere politico. Ciò non significa che lo Stato debba
prescindere da valori morali, che sono comunque e sempre necessari
per garantire la sopravvivenza della nazione (quando lo Stato è
nazionale) e il benessere del popolo. Le questioni di vita e di morte
sono tipiche istanze morali, qualsiasi norma le riguardi è figlia di
una o dell'altra concezione morale. La neutralità non esiste. Allo
Stato laico dunque si chiede di scegliere liberamente i propri
fondamenti morali, ma deve dichiarare apertamente quali sono, e
cioè se ne assume la responsabilità politica. Invocare la libertà
di coscienza tutte le volte che c’è una scelta scomoda da fare può
anche essere un grande alibi; al contrario una maggioranza che sa di
rappresentare in prevalenza una certa sensibilità su questi temi ha
non solo il diritto ma il dovere di interpretarla.
Art. 9 - La Repubblica
promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e
tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e
artistico della Nazione.
D - Il
Direttore Generale di una nota università, ha raccomandato a suo
figlio, affinché potesse costruirsi un futuro in linea con le
proprie aspettative, di lasciare il nostro Paese. In base alle sue
esperienze dirette lavorative e di studio, si sentirebbe di
consigliare ad uno studente la stessa cosa?
R –
No.
Penso che quel Direttore, come primo responsabile della sua
università, si sia dimostrato una pessima guida, e come insegnante
un pessimo esempio. Come cittadino abdica alla sua cittadinanza.
Poiché qui si parla di suo figlio, saremmo costretti anche a
giudicarlo come padre, il che ovviamente non si può fare. Diciamo
che, personalmente, non avrei voluto essere suo figlio.
Art. 11 - L’Italia ripudia
la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;
consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle
limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri
la pace e la giustizia tra le Nazioni; promuove e favorisce le
organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
D -
Pensa che la politica estera del nostro Paese, dalla caduta del muro
di Berlino e l’instaurarsi di un nuovo ordine mondiale in poi, sia
stata e continui ad essere coerente con questo principio?
R –
Da molto prima della caduta del muro
l'Italia è un esempio nel mondo di vocazione alla pace. In
epoca post-bellica fisserei una data simbolica nel 1982, inizio della
missione Italiana in Libano sotto la guida del generale Angioni, vera
pietra miliare per le missioni di peace keeping internazionali sotto
qualsiasi bandiera; esempio di fermezza, competenza, ma anche
capacità di soccorso umanitario e contributo insostituibile alla
ricostruzione di un paese in guerra.
La missione in Afghanistan è solo
l’ultima conferma di una ininterrotta catena di buoni esempi che i
nostri soldati danno eroicamente negli scenari più difficili del
pianeta.
Art. 21 - Tutti hanno diritto
di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo
scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere
soggetta ad autorizzazioni o censure... La legge può stabilire, con
norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di
finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a
stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al
buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire
e a reprimere le violazioni.
D -
Diverse organizzazioni internazionali, hanno classificato il nostro
Paese nelle posizioni di retrovia per quanto riguarda la libertà di
stampa e di espressione. In che misura è d’accordo con queste
sconsolanti valutazioni? Può Internet rappresentare una nuova
frontiera, per quanto riguarda l’informazione indipendente?
R –
Non sono affatto d'accordo con queste
valutazioni punitive sull'Italia, che reputo frutto di malanimo
interessato, facilmente smascherabile come interesse politico di
parte. Il vostro riferimento immagino sia alla classifica di
Reporters sans frontieres, che fa scendere l'Italia di Berlusconi,
Partito Popolare, dal 35° al 49° posto, e fa salire l'America
di Obama, Democratico, dal 40° al 20° posto. Oppure alla
classifica di Freedom House, Global Freedom of the Press 2009, dove
l'Italia è al posto 73, insieme al Tonga, mentre gli USA sono al 24:
analogo schieramento d'opinione. Il problema semmai non è
l'arroganza di un potere costrittivo che non esiste, ma la fiacchezza
di una classe giornalistica troppo spesso pigra e pusillanime.
Art. 29 - La Repubblica
riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio. Il matrimonio è fondato sull’uguaglianza morale e
giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia
dell’unità familiare.
D - Il
mutare dei costumi e delle relazioni sociali, ha favorito lo
svilupparsi di nuovi tipi di rapporto, riconosciuti in parte o non
riconosciuti affatto dalla legge, come unioni di fatto e unioni
omosessuali. Crede sia opportuno equipararli alla famiglia intesa in
senso tradizionale? E’ opportuno fare dei distinguo in materie come
adozione, assistenza sociale, reversibilità pensionistica?
R
– Il senso del matrimonio civile e
di tutto ciò che gli può assomigliare, è individuare una coppia,
un amore, come “Anche” pubblico, e cioè “Anche” capace di
essere punto di riferimento per la società. Il matrimonio cioè non
è “Solo” una forma di contratto fra i due coniugi, questo
ne farebbe un atto solo privato, è “Anche” un atto pubblico. Per
questo motivo, ritengo giusto dare a chiunque lo desideri la
possibilità di manifestare pubblicamente il proprio impegno a
rappresentare questo tipo di amore per così dire fondante la
società. Le unioni omosessuali ovviamente sono profondamente diverse
da un matrimonio, per il dato di fatto riguardante il sesso dei
coniugi, che non è affatto un dettaglio, e tuttavia non per questo a
mio avviso non meritano un analogo tipo di riconoscimento. Compreso
per tutto quanto attiene ad ogni misura di carattere fiscale,
giuslavoristico, previdenziale, ecc (insomma, burocratico). Del tutto
diverso quando entra in gioco il diritto soggettivo di un terzo, come
nel caso dell'adozione di un minore. Qui vi sono delle barriere
culturali che è ancora da dimostrare che possano essere superate. In
particolare, mentre sempre più si diffonde la convinzione che un
figlio che cresce con due madri probabilmente non soffrirà problemi
particolari, ritengo invece tuttora difficile da sostenere che
altrettanta completezza educativa sia offerta da due padri. Sarà un
mio pregiudizio.
Art. 70 - La funzione
legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.
Art. 101 – La giustizia è
amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto
alla legge.
Art. 104 – (La magistratura
costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere
...).
D -
Della funzione legislativa deve farsi carico la politica, mentre
amministrare la giustizia è compito della magistratura, anche se
assistiamo quotidianamente a reciproche e più o meno marcate accuse
di ingerenza. Secondo lei queste invasioni di campo esistono? E il
loro eventuale manifestarsi, rappresenta un rischio reale per la
convivenza democratica?
R
– Tangentopoli ha segnato un
impressionante arretramento della politica rispetto all'azione della
magistratura. Negli anni seguenti lo squilibrio non si è mai
ricomposto, se non che la politica ha cercato di recuperare terreno
sacrificando di fatto il legislativo a favore dell'esecutivo, più
rapido nelle risposte e più incisivo. Ma la perdita del terzo
soggetto dell'equilibrio ha privato governo e magistratura di un
preziosissimo mediatore, motivo per cui ora lo scontro è senza
quartiere.
Ci vorrà
tempo, e senso dello Stato, per riequilibrare il rapporto.