Giancarlo De Cataldo è
giudice presso la Corte d’Assise di Roma. Scrittore e giornalista,
collabora con diverse testate ed è autore di romanzi, racconti,
sceneggiature, saggi e testi teatrali. E’ noto a tutti il suo
“Romanzo Criminale”, opera da cui sono stati tratti un film e una
serie tv di grande successo.
Art. 1 - L’Italia è una
Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene
al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione)
Art. 48 - Sono elettori tutti
i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il
voto è personale ed uguale, libero e segreto. Il suo esercizio è
dovere civico… Il diritto di voto non può essere limitato se non
per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile
o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.
D -
Crede
che il popolo italiano, nella sua maggioranza, sia ancora
sinceramente interessato ad esercitare il proprio diritto alla
sovranità o sia ormai rassegnato a delegare, non avendo più volontà
né di impegno né di partecipazione?
R – La
nostra democrazia sta attraversando una fase critica, ma il rilievo
si attaglia anche ad altre democrazie. In Italia la situazione è
resa più complessa dalle note vicende del conflitto d'interessi del
Premier.
Quanto
alla domanda, mi pare abbia una formulazione un po' generica.
L'Italia è un paese diviso. A una certa maggioranza di persone del
tutto indifferenti, una sorta di palude addestrata da un trentennio
di capillare propaganda, si contrappone una rete di minoranze attive
sul piano sociale, del volontariato, ecc.
Il vero
problema è che queste ultime hanno poca voce pubblica, nel senso che
sono praticamente ignorate dai media, e non dispongono di nessuna
rappresentanza politica. Un po' perché molti sono delusi dal
centro-sinistra dei governi passati e molto per una generalizzata
disaffezione verso la politica. Ad ogni buon conto, il diritto di
voto è e resta, esercizio attivo di sovranità e a quello, mi pare,
nessuno è disposto a rinunciare.
Art. 2 - La Repubblica
riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come
singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua
personalità, e richiede l’adempimento dei diveri inderogabili di
solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3 - Tutti i cittadini
hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza
distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della
Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che,
limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
economica e sociale del Paese.
D -
In
tempi di flussi migratori di portata mai conosciuta in passato che
comportano, nella quotidianità, problemi di convivenza, sociali,
economici e religiosi, i cittadini (e la legge stessa) restano
sensibili alla straordinaria forza ideale di questi principi o la
diffidenza verso chi è, in generale, diverso sta prendendo il
sopravvento?
R –
In
questo caso, purtroppo, mi sento di condividere il pessimismo. L'immigrazione
è stata brandita come un'arma per seminare paura, diffidenza e
ottenere consenso su politiche restrittive, al limite
dell'indecenza civile e culturale. Le responsabilità sono
bipartisan, mi pare, perché anche i governi progressisti hanno
pensato soprattutto a contenere, difendere, limitare, piuttosto che a
integrare. Nello stesso tempo, quelle minoranze attive di cui parlavo
prima sono molto sensibili ai diritti dei migranti e in questo
trovano il soccorso di una parte notevole dei cattolici. Altro è
l'atteggiamento delle gerarchie, a parole protettive verso chi fugge
da situazioni catastrofiche, nei fatti da sempre alleata dei più
feroci repressori.
Art. 2 - La Repubblica
riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come
singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua
personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di
solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3 - Tutti i cittadini
hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza
distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della
Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che,
limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
economica e sociale del Paese).
D -
“Lodo Schifani” e “Lodo Alfano”, avevano come obiettivo il
rendere “diversamente uguali” di fronte alla legge alcune figure
di alto profilo della repubblica. Dichiarata l’incostituzionalità
di questi provvedimenti, si sostiene da più parti sia opportuno,
allo scopo di preservarne la straordinaria importanza istituzionale,
cercare un percorso costituzionale e condiviso per mantenere le più
alte cariche dello Stato sotto una sorta di campana di vetro rispetto
alla legge: lo ritiene giusto?
R
– La
mia opinione conta davvero poco.
Entrambe
le leggi sono state dichiarate incostituzionali, dunque erano
radicalmente contrarie ai principi e allo spirito della carta
fondamentale dello Stato italiano. Esse costituivano un'ulteriore
riprova della tendenza di alcuni poteri a considerarsi “legibus
soluti”, indifferenti, anzi, insofferenti verso i controlli di
legalità. Da un lato, vorrebbero cambiare le regole del gioco,
dall’altro, non avendo la forza parlamentare per farlo, almeno non
ancora, cercano in tutti i modi di aggirarle o di svuotarle
dall’interno.
Art. 7 - Lo Stato e la Chiesa
cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni
dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di
revisione costituzionale.
Art. 8 - Tutte le confessioni
religiose, sono ugualmente libere davanti alla legge. Le confessioni
religiose diverse da quella cattolica hanno diritto di organizzarsi
secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento
giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato
sono regolati per legge sulla base di intese con le relativa
rappresentanze.
D -
Dai grandi referendum degli anni ’70 fino al testamento biologico,
sono molti i temi etici che, generando conflitti tra convinzioni
laiche e precetti religiosi, hanno diviso e appassionato la pubblica
opinione. Quali pensa debbano essere i limiti (se ce ne sono), del
concetto di laicità dello Stato?
R
– I
vecchi democristiani avevano un'idea decisamente più laica del
rapporto fra Stato e Chiesa dei nostri attuali governanti.
Libera
Chiesa in libero Stato resta la mia frontiera. Preti e credenti hanno
tutto il dovere di intervenire in materia pubblica e di votare
secondo coscienza, ma la decisione ultima non può essere rimessa a
loro. Né diventare materia di scambio elettorale. Su questo si
dovrebbe essere molto fermi.
Art. 9 - La Repubblica
promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e
tecnica. Tutela
il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
D - Il
Direttore Generale di una nota università, ha raccomandato a suo
figlio, affinché potesse costruirsi un futuro in linea con le
proprie aspettative, di lasciare il nostro Paese. In base alle sue
esperienze dirette lavorative e di studio, si sentirebbe di
consigliare ad uno studente la stessa cosa?
R
– Il
tema è estremamente delicato. Celli, l'autore della lettera a cui si
fa riferimento nella domanda, è stato a lungo un grand commis,
esponente di una nomenklatura che ha contribuito a rendere l'Italia
il paese che è sotto gli occhi di tutti. Le sue parole possono
persino suonare offensive agli occhi di chi non ha avuto le stesse
possibilità di accesso che sono state garantite ai suoi figli.
Peraltro, ogni giorno mi imbatto in ragazzi di valore che la
frustrazione e la delusione hanno costretto a cercar fortuna
all'estero. Spesso, molta fortuna, perché noi italiani, messi in
condizione di lavorare, non siamo secondi a nessuno. Occorrerebbe una
rivolta morale diffusa, ma non ne vedo tracce all’orizzonte.
Non
dimentichiamo che la nostra Unità fu realizzata, nel Risorgimento,
anche grazie a tanti esuli che resero popolare la causa italiana
all'estero, guadagnandoci simpatie, mostrando al mondo intero il
volto migliore dell'Italia.
Volto che
oggi abbiamo coperto con un chador di ipocrisia, perbenismo,
corruzione.
Art. 11 - L’Italia ripudia
la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;
consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle
limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri
la pace e la giustizia tra le Nazioni; promuove e favorisce le
organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
D -
Pensa che la politica estera del nostro Paese, dalla caduta del muro
di Berlino e l’instaurarsi di un nuovo ordine mondiale in poi, sia
stata e continui ad essere coerente con questo principio?
R
– Alcune
"missioni di pace" erano vere e proprie missioni di guerra,
quindi siamo stati inadempienti. In altri contesti, abbiamo fatto
civilmente la nostra parte, a volte anche con atti di autentico
eroismo.
Siamo
inseriti in un contesto internazionale che obbliga ad alcune scelte.
La politica estera è poi molto cambiata dai tempi di Bush a quelli
di Obama, da quelli di D'Alema a quelli di Frattini. Anche in questo
siamo stati alquanto ondivaghi.
Art. 21 - Tutti hanno diritto
di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo
scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere
soggetta ad autorizzazioni o censure... La legge può stabilire, con
norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di
finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a
stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al
buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire
e a reprimere le violazioni.
D -
Diverse organizzazioni internazionali, hanno classificato il nostro
Paese nelle posizioni di retrovia per quanto riguarda la libertà di
stampa e di espressione. In che misura è d’accordo con queste
sconsolanti valutazioni? Può Internet rappresentare una nuova
frontiera, per quanto riguarda l’informazione indipendente?
R
– La
chiusura pre-elettorale dei talk-show è stata la goccia che fa
traboccare il vaso. Meglio, che in qualunque altro contesto avrebbe
fatto traboccare il vaso. Da noi, l'orlo è ancora lontano
dall'essere raggiunto.
Si, sono
preoccupato e sconsolato. L'informazione è realmente indipendente
quando le varie dipendenze si contrappongono: qui siamo davanti a un
padrone unico che alimenta un pensiero unico e a pochi giornali di
contrasto. E i giornali, si sa, da noi sono molto poco letti.
Internet è un buon canale, ma è anche tutto e il contrario di
tuttola palestra dei colti e degli ignoranti. Servirebbero guide,
maestri intelligenti, per non lasciare i nostri ragazzi da soli
davanti a un flusso spesso caotico di informazioni.
Art. 29 - La Repubblica
riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio. Il matrimonio è fondato sull’uguaglianza morale e
giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia
dell’unità familiare.
D - Il
mutare dei costumi e delle relazioni sociali, ha favorito lo
svilupparsi di nuovi tipi di rapporto, riconosciuti in parte o non
riconosciuti affatto dalla legge, come unioni di fatto e unioni
omosessuali. Crede sia opportuno equipararli alla famiglia intesa in
senso tradizionale? E’ opportuno fare dei distinguo in materie come
adozione, assistenza sociale, reversibilità pensionistica?
R
– Sono
da sempre per la totale parità. Dicp e Pacs potevano essere un
valido inizio. L'opzione ideologica li ha bloccati. Non vedo che
razza di problema sociale possa essere rappresentato da una coppia
gay o da una famiglia di conviventi e lo dico da persona sposata da
trent'anni.
Anche
qui, gran parte della diffidenza dipende da ragioni di propaganda e
molta della grettezza mentale diffusa è alimentata ad arte.
Art. 70 - La funzione
legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.
Art. 101 – La giustizia è
amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto
alla legge.
Art. 104 – (La magistratura
costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere
...).
D -
Della funzione legislativa deve farsi carico la politica, mentre
amministrare la giustizia è compito della magistratura, anche se
assistiamo quotidianamente a reciproche e più o meno marcate accuse
di ingerenza. Secondo lei queste invasioni di campo esistono? E il
loro eventuale manifestarsi, rappresenta un rischio reale per la
convivenza democratica?
R
– In
tutti i Paesi democratici, lo scambio fra ruoli e funzioni è
essenziale alla vita stessa della democrazia. Da un lato, lamentiamo
che la politica sia diventata una casta, un mestiere, dall'altro
insorgiamo quando qualche esponente della società cosiddetta civile
si accosta alla politica.
Sono
personalmente stufo di questa ossessiva propaganda.
In
America una delle vie più praticate per diventare governatore, o
Presidente, è di passare attraverso la carriera giudiziaria, inclusi
i ruoli di Pubblico Ministero e giudice. Il rischio per la democrazia
viene dall'autoritarismo, dal disprezzo delle regole, dall'invasività
delle camarille politico/affaristiche, dagli affari insani con la
criminalità organizzata.
Altro che
invasione di campo!