Un guru
del cinema indipendente americano come John Waters, ha definito
“Faster pussycat! Kill! kill!” di Russ Meyer (addirittura) “Il
miglior film della storia del cinema”!
Dichiarazione
impegnativa e ad effetto, della quale mister Waters si prenderà la
responsabilità , ma se c'è un autore che corrisponde all'identikit
del regista di culto, quello è proprio Russell Albion Meyer!
GiÃ
documentarista, ex-fotografo di Play-boy (professione dove forse
maturò la sua passione/ossessione per le maggiorate), arrivò alla
notorietà cinematografica verso la metà degli anni '60 (dopo aver
girato anche un western erotico), con opere come “Lorna” (che si
dice gli fu ispirato da “Riso amaro”), “Mudhoney”,
“Motorpsycho” e finalmente, nel 1965, “Faster pussycat! Kill!
Kill!”.
Le
protagoniste del film sono tre ballerine di un Go go club,
(naturalmente maggiorate fisiche): Varla (Tura Satana), Rosie (Haji)
e Billie (Lori Williams).
All'inizio
della pellicola le vediamo al lavoro col sottofondo del tema della
colonna sonora dei Bostweeds e subito dopo, in una sequenza da
antologia e ancor oggi di grandissimo impatto, irrompono nel deserto
della California su rombanti auto sportive, al ritmo di un bellissimo
commento sonoro jazz.
In realtÃ
le tre sono una vera e propria gang, di cui Varla è il leader
indiscusso e Rosie il suo sottomesso (probabilmente è innamorata di
lei) braccio destro; Billie invece (per molti anni amante del
regista) ha uno spirito più libero e indipendente.
Incontrano
due fidanzati, Tommy e Linda e sfidano il ragazzo a una gara di
velocità , ma alla fine Varla, esperta di arti marziali, uccide Tommy
e stordisce e rapisce Linda.
Più
avanti si insediano nella casa di una famiglia di soli uomini
dell'America rurale, con l'intenzione di rapinarla dei risparmi ma
alla fine, dopo varie e drammatiche vicissitudini e dopo che il
regista ha sviscerato temi a lui cari come l'avidità e l'egoismo
della natura umana, la libertà sessuale, l'omosessualità e la
misoginia, l'amore trionferà (e non era affatto scontato)!
“Faster
pussycat” fu l'ultimo film in bianco e nero di Russ Meyer, anche
perchè il colore divenne una componente fondamentale delle sue opere
successive, quelle del suo periodo pop, dove arrivò a girare dei
veri e propri film a fumetti.
Da
“Vixen” in poi, passando per “Lungo la valle delle bambole” e
arrivando a “Beneath the valley of the Ultra- Vixens” la
componente erotica aumentò fino a sfiorare il porno, ma tutto era
sempre visto attraverso la lente deformante della satira e del
grottesco.
Alla fine
degli anni '70 Meyer si ritirò dalle scene; avrebbe voluto girare
una monumentale autobiografia, ma l'impresa non vide mai la luce: non
per questo, il culto per le sua arte visionaria e la sua inventiva è
venuto meno.
E’
morto a Los Angeles nel 2004: aveva 82 anni.